Regolarizzazione 2009, il reato di violazione dell'ordine di allontanamento non può essere ostativo alla domanda

05.04.2013 18:13

La direttiva europea n. 115/2008 ha dichiarato l'illeggitimità costituzionale dell'automatismo del diniego - La regolarizzazione voluta dal Governo nel 2009 puntava a far emergere rapporti lavorativi "in nero" e le domande potevano essere presentate dai datori di lavoro i quali erano immuni per qualsiasi violazione delle norme realative all'ingresso e al soggiorno nel territorio nazionale. Il decreto non prevedeva quote, ma non tutti i cittadini extracomunitari potevano accedere alla regolarizzazione. Fra questi c'erano quelli colpiti da provvedimento di espulsione per motivi diversi dal mancato rinnovo del permesso di soggiorno. 

Nel caso in esame, un cittadino extracomunitario si è rivolto al Consiglio di Stato perchè il Tar per la Lombardia di Brescia aveva respinto il suo ricorso, dopo che si era visto presentare il diniego da parte della Prefettura prima e del Tribunale bresciano poi in relazione alla sentenza di condanna per il reato previsto dall'art.14 comma 5-ter del Testo Unico dell'Immigrazione (violazione dell'ordine del Questore).

La sentenza n.1331 del 5 marzo 2013 ben specifica che il reato non può più ritenersi ostativo ai fini della procedura di emersione dal lavoro irregolare dei cittadini extracomunitari dopo l'entrata in vigore della direttiva europea n. 115/2008. In aggiunta anche la Corte Costituzionale ha ritenuto illeggittimo il diniego dell'istanze di regolarizzazione per uno dei reati di cui all'art. 381 c.p.p. 

Questa sentenza del Consiglio di Stato ci insegna quindi che non può esserci l'automatismo del reato senza che venga accertato che sia una reale minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato.